01 settembre 2016

La "cassetta degli attrezzi" per scongiurare la quarta crisi in Europa

La "cassetta degli attrezzi" per scongiurare la quarta crisi in Europa

Non ci si è fermati ad una mera analisi dei dati raccolti, ma si è voluta fornire una chiave interpretativa e degli spunti utili per contribuire al cambio di passo, a fronte di un’Italia colpita con particolare durezza si è utilizzata la metafora di un Paese che si era rimesso “in motorino” ed è tornato in bicicletta.Marcel Fratzscher, Presidente del Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung ed Enrico Letta, già Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana sono i due esperti invitati ad intervenire all’Anteprima del Forum Ambrosetti 2016 sugli equilibri internazionali dalla complessità crescente.Entrambi gli esperti hanno concordato sul rischio “circolo vizioso” post Brexit, sulla reazione a catena e conseguente “Crisi della Fiducia” che può favorire la soluzione del ripiego nazionalista.L’insistenza della stagnazione e dei conflitti è dovuta al succedersi di crisi di diversa natura, senza precedenti e affrontate senza la “cassetta degli attrezzi”, con proclami anziché fatti concreti.Un modello di intervento positivo da prendere ad esempio è stato individuato nell’azione tempestiva di Draghi nel luglio 2012 con il quantitative easing e il rialzo dei tassi d’interesse.L’avanzata della Cina, ritenuta solida nonostante il rallentamento, così come l’affacciarsi di nuove potenze e lo spaccamento dell’Europa in due marce opposte, hanno prodotto l’indebolimento della leadership europea e rendono indispensabile puntare non alla stabilità ma alla crescita, stimolando un’azione congiunta dei settori pubblici e privati.Il problema imputato spesso all’Italia, di un debito pubblico molto al di sopra dei livelli di guardia, appare ben più generalizzato, essendo di fatto esteso a quasi tutti i Paesi  dell’Eurozona, con la sola esclusione dei Balcani, Svezia e Danimarca. Il monito di Letta, a conclusione dei lavori è chiaro: né Italia né Germania rientreranno nel G7 nel 2050, se non si torna a concepire il futuro come un destino comune. In un panorama sempre più globale e meno eurocentrico, occorre ripensare i contorni dell’attuale leadership, il cui peso prescinda elementi come demografia o quote di PIL ma detiene un ruolo chiave su tematiche come ambiente, welfare e riconoscimento del ruolo femminile