29 maggio 2017

Debito Pubblico troppo alto: anatomia delle soluzioni

Debito Pubblico troppo alto: anatomia delle soluzioni

Carlo Cottarelli, Executive Director del Fondo Monetario Internazionale è intervenuto il 29 maggio su un tema di particolare rilievo per lo scenario italiano: il debito pubblico.Che il debito pubblico italiano sia oltre il livello di guardia non è un mistero per nessuno: vale però la pena considerare: la portata di questo “macigno” in che termini sia dannoso le possibili soluzioni che si suddividono, secondo Cottarelli in:-soluzioni “scorciatoia”-“via maestra”Il primo punto in analisi è partito dai dati: ogni italiano nasce con 36.630 euro di debito. Il totale complessivo per la nazione, nel 2016, era pari a 2.218.909.000.000, cioè quanto il peso di 46 empire state building o di 1148 torri di Pisa.Emerge inoltre chiaramente come il debito attuale sia alto rispetto alla nostra storia (si è preso in considerazione il lasso temporale dal 1861 al presente), ma anche rispetto agli altri Paesi (siamo terzultimi dietro a Giappone –caso però atipico- e Grecia).Ma perché il debito pubblico così alto è un danno? Su quali dinamiche incide negativamente?Oltre a facilitare attacchi speculativi, ci sono 3 motivi principali:1) un debito troppo alto innesca crisi sul mercato dei titoli di Stato (a motivo della sfiducia dei mercati e alla paura di fallimento o ripudio dello stesso)2) una minor crescita del PIL nel lungo periodo3) lo Stato non può permettersi di sostenere l’economia quando c’è bisogno1. Crisi sul mercato dei titoli di StatoLe soglie di vulnerabilità di uno Stato sono tendenzialmente più alte rispetto ad altri mercati finanziari perché a livello statale si hanno più strumenti a disposizione per uscire dal problema. Nello specifico le soglie variano per tipologie di Paesi: Paesi emergenti à 70% del PIL Paesi avanzati à 85% del PIL (rischio elevato) Paesi avanzati à oltre il 120% (debito insostenibile)Al momento abbiamo uno spread artificialmente basso rispetto al debito pubblico “insostenibile” italiano: questo perché in diversi Paesi la base monetaria è stata quadruplicata/quintuplicata per calmierare i mercati.Questo equilibrio è, tuttavia, decisamente precario: i tassi d’interesse si stanno già rialzando velocemente in USA.2. Effetto negativo sulla crescita nel lungo periodoDiversi studi dimostrano una concausalità tra alto debito pubblico e basso livello di crescita del PIL. Nello specifico si è riportato un grafico che dimostra come 60 punti percentuali di debito corrispondano alla perdita di un punto percentuale del PIL.Oltre a questo si possono verificare effetti quali il crowding out e aumento delle tasse.Sarà un “caso” che gli ultimi 3 posti per crescita PIL corrispondano esattamente alle prime 3 per debito pubblico? Fatte queste considerazioni: quali le possibili soluzioni?Cottarelli individua due filoni: il primo è quello che chiama “scorciatoie”: 4 soluzioni che comportano costi o rischi troppo alti oppure sono irrealizzabili/insufficienti.Le 4 scorciatoie possibili sono:1. Ripudio del debitoIpotesi non poi così fantascientifica, sostenuta nel 2011/2012 anche dal M5S. Negli ultimi 200 anni si sono verificati 320 casi di ripudio del debito pubblico (mai in Italia).Pro: Rapidità. Una scelta del genere è paragonabile ad un’operazione chirurgica. Se il ripudio è basso (ad esempio del 10%) il contraccolpo sulla credibilità e reputazione è basso (si stima che la diffidenza dei mercati abbia memoria corta, massimo 2-3 anni), se la percentuale sale (come il 50% della Grecia), l’effetto di rimbalzo negativo dura molto più a lungo.Contro: Non è un’alternativa all’austerità, significa imporre una tassa ai detentori dei titoli di Stato con un effetto recessivo generalizzato. Nel nostro caso, essendo i titoli detenuti al 60% internamente e al restante 40% comunque in Europa, l’effetto recessivo sarebbe particolarmente forte.2. Tornare alla liraPro: Tornare alla lira significherebbe azzerare il rischio di insolvenza dello Stato e torneremmo a crescere in termini di competitività.Questa ipotesi sembra supportata dai dati: effettivamente l’Italia ha cambiato passo rispetto agli altri Paesi in concomitanza con l’entrata nell’Euro e con la crisi del 2008-2009.Il problema della moneta europea è legato al come è stata recepita in Italia: i costi di produzione hanno continuato a crescere come prima dell’euro, ma se prima, ogni 3-4 anni si poteva ovviare svalutando, ora non è più possibile. Questo ha avuto forti ripercussioni in termini di perdita di competitività soprattutto rispetto alla Germania. Dal 2000 le esportazioni tedesche sono cresciute del 130% mentre le italiane solo del 30%.Contro: Un’uscita dall’euro significherebbe un risultato positivo ma nel lungo periodo, dopo un momento di fortissima crisi. Mutualizzare il debitoIpotesi percorribile ma utopistica. Ci vorrebbe una fortissima motivazione comune perché Paesi forti come la Germania si accollino parte del debito dei Paesi in difficoltà. Uno dei pochissimi casi storici in tal senso si è verificato tra Stati USA in cui le colonie avevano sostenuto una guerra insieme contro l’Inghilterra. PrivatizzareUna soluzione possibile ma insufficiente: non è chiaro quanto valgano “i gioielli della corona”, le stime ottimistiche parlano di 300 miliardi o circa il 17-18% del PIL in 10 anni, troppo poco.Arriviamo così alla “Via Maestra” esposta anche nel volume di Cottarelli: “Il macigno: Perché il debito pubblico ci schiaccia e come si fa a liberarsene”.La proposta, con stima al marzo 2016 consiste in 3 punti fondamentali:1. Congelamento della spesa primaria in termini reali al livello del 20162. Raggiungimento del pareggio di bilancio entro il 20193. Mantenimento del pareggio di bilancio (in media) negli anni successiviDopo le ultime evoluzioni non basta più congelare le spese ma occorre ridurle leggermente, circa dell’1,5% e il recupero arriverebbe nel 2020. Più tempo passa, più si dovranno stringere i cordoni della borsa e aspettare per la ripresa.Questi accorgimenti, se messi in campo, avrebbero il vantaggio di portare ad un debito ancora alto ma in discesa: un simile scenario farebbe sì che le probabilità di crisi si dimezzassero o addirittura sparissero gradualmente.Le incognite restano la volontà politica e l’urgenza della risoluzione, ma Cottarelli dimostra come sia possibile risolvere il problema del debito pubblico troppo alto attraverso mezzi ordinari: con sforzo sì, ma senza le conseguenze più severe di provvedimenti drastici.